• L'epistola «Ad Romanos»

    3. L'epistola «Ad Romanos»


    La notizia della fuga da Avignone che leggiamo in Garimberti, non è però accettata da Stefano Baluzio (Étienne Baluze, 1630-1718) che nelle sue «Vitae Paparum Avenionensium» (Muguet, Parigi 1693) osserva: «Illum Hieronymus Garimbertus, scribit mortuum esse in monte Alvernae in summis Apennini jugis ibique sepultum in ecclesia fratrum Minorum. Errat sane dum scribit illum rediisse in gratiam cum Urbano sexto. Nam id falsum esse manifeste patet ex epistola ejus ad Romanos supra commemorata, et ex eo quod mortuus est Viennae» [col. 1364].
    La falsità della notizia sulla fuga è dedotta in Baluze da quella epistola «Ad Romanos», di cui lui stesso parla alla col. 1363: Galeotto «scripsit gravem epistolam ad cives Romanos; in qua eos primo redarguit quod ipsi fuerint auctores schismatis, deinde hortatur ut eidem Benedicto, quem multis laudibus ornat, obedientiam prestent».
    Se la fuga è del 1397, l'epistola «Ad Romanos» risale però a periodo di poco anteriore al dicembre 1394 [cfr. E. Ornato, «Jean Muret et ses amis: Nicolas de Clamanges et Jean de Montreuil», Genève-Paris 1969, p. 28]. Il titolo completo della lettera è: «Deflet horrendum schisma, hortaturque eos, ut adhaerendo Benedicto XIII, ipsi finem imponant».
    Benedetto XIII è il Cardinale Pietro da Luna, eletto il 28 settembre 1394 con i voti di venti dei ventuno cardinali presenti ad Avignone. Era stato fatto Cardinale da Gregorio XI nel 1375. Sino al 1390 fu Legato pontificio nella penisola iberica.
    Sul ruolo di Galeotto da Pietramala ad Avignone, è stato osservato che egli, per quanto fosse giovane, «exerçait une grande influence sur ses collègues et il avait même essayé de jouer un rôle de modérateur entre les deux papes» [cfr. B. Galland, «Les papes d'Avignon et la Maison de Savoie (1309-1409)», École Française de Rome n. 247, Roma, 1998, p. 334. In nota si rimanda a G. Mollat, «Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastique», 19, coll. 759-760].
    Circa i rapporti fra Galeotto e Benedetto XIII, leggiamo in Franceschini: «Lo legava al nuovo pontefice una profonda stima e un'amicizia nata fin da quando aveva potuto riconoscere nel cardinale de Luna specchiata rettitudine e profonda cultura e il comune amore per gli studi di umanità e la ricerca degli antichi testi» [cit., p. 395].


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